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Io che vivo sopra un altro pianeta
2006, Elena Morea - Torino
La vita è un imprevedibile tragitto, durante il quale, ogni uomo dovrebbe perseguire il suo sogno, consapevole d'essere soltanto una breve comparsa e che nulla è più importante d'onorare se stesso, il proprio tempo, il luogo, la grande Madre Terra, staccandosi dall'arroganza d'essere un organismo vivente essenziale o eterno, ma senza abbandonare l'opportunità di lasciare al Mondo anche una minuscola, positiva testimonianza della nostra unica, irripetibile, fugace esistenza.
Il pianeta è il sogno e la realtà, la finzione e la lealtà, il bene e il male, i tanti oscuri volti di un misterioso percorso disseminato di opposti che si confrontano e si fondono. È una casa su cui vivo, socievole eremita. Dal mio pianeta osservo il Mondo e lo vedo rotolare male, come un solido spigoloso che non è più rotondo. Sì lo so, è un gesto presuntuoso raccontare la mia terra come se fosse davvero importante, ma se, tra tante metafore, allegorie, espressioni figurate, che rendono il racconto un po' intricato, qualcuno salirà sul mio pianeta descritto in faticosa rima stonata, sarà certo il benvenuto. Da bambino mi raccontavano delle cose vere come fossero filastrocche. Le ascoltavo e ci credevo. Oggi ascolto molte balle narrate come veritiere. Il pianeta mi ha portato altrove.
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